qualche consiglio per battere l´antipolitica
STEFANO RODOTÀ
Qualche nota sul "caso
Grillo", considerato, se possibile, nella sua oggettività e
cercando, se possibile, qualche risposta istituzionale ai problemi che
mette in evidenza.
1)Le interpretazioni, anzitutto. No al modello "Uomo
Qualunque": allora la politica era forte, nessuno avrebbe detto che
Guglielmo Giannini colmava un vuoto, piuttosto dava rappresentanza ad
umori non ancora metabolizzati dalla nascente democrazia del dopoguerra.
No al modello "Quinto potere": il predicatore televisivo di
quel film usava una forma di comunicazione unidirezionale, dall´alto
verso il basso, ben diversa dal magma che si crea in Rete, grazie alla
comunicazione a due vie, agli interventi di chiunque lo voglia, resi
possibili da Internet. No al modello Andersen: il re era nudo ben prima
del V-Day. No allo scandalo per il linguaggio: il degrado e l´involgarimento
del linguaggio politico hanno altri padri, ben collocati anche ai piani
alti delle istituzioni, che in questi anni opinione pubbliche e sistema
dell´informazione hanno accettato, anche con compiacimento.
2) Non da oggi si dice che le tecnologie elettroniche hanno messo a
punto una forma di comunicazione congeniale al populismo del nostro
tempo, che convive con le potenzialità democratiche di Internet, e
riesce anche a sopraffarle. Ma populismo e personalizzazione della
politica sono stati inoculati nel nostro sistema in modo massiccio già
da molti anni, grazie all´uso spregiudicato della televisione e al
ricorso massiccio alle tecniche di marketing. Questa "berlusconizzazione"
della politica è stata accettata da tutti, o quasi, e appare tardiva la
meraviglia di fronte al fatto che qualcuno fa appello diretto ai
cittadini in forme (per ora) estreme.
3)Tutto merito, o colpa, di Internet e di quella nuova forma di
comunicazione che si chiama blog? Attenzione. L´effetto Grillo si è
fatto davvero sentire quando dalla piazza virtuale si è passati alle
piazze reali, quando ad Internet si è affiancata la televisione. E´ un
fatto noto fin dai tempi della famosa manifestazione di Seattle contro l´Organizzazione
mondiale del commercio, organizzata su Internet, ma che arrivò davvero
al mondo intero quando le televisioni mostrarono la folla che nelle
strade bloccava le auto dei delegati. Le nuove tecnologie dell´informazione
non sempre hanno un effetto sostitutivo di quelle tradizionali. Nasce un
nuovo contesto, dove nuovo e vecchio s´intrecciano, ed alle tecniche
tradizionale si conferisce nuova forma e significato. Le piazze,
altrimenti abbandonate, non sono riempite con treni o pullman, ma con il
tam-tam elettronico.
4) Ascoltare la piazza, essere consapevoli del vuoto lasciato dalla
politica? Formule logore, mille volte ripetute. Una vera consapevolezza
politica dovrebbe preoccuparsi del fatto che bisogna far funzionare
nuovi canali di comunicazione tra società e istituzioni. A seguire, tre
modeste proposte.
5) Da anni insisto sulla necessità di ripensare l´iniziativa
legislativa popolare, già prevista dall´articolo 71 della
Costituzione, che l´affida alla raccolta di cinquantamila firme. Ma il
destino di queste proposte è stato quello di finire negli archivi delle
Camere, senza influenza vera sulla discussione politica e l´azione
legislativa. Bisogna cambiare registro. Lo si era capito nel progetto di
trattato costituzionale europeo (e se ne comincia a discutere in
Francia), prevedendo un diritto di petizione di un milione di cittadini
rivolto alla Commissione perché presenti una "proposta
appropriata" in materie per le quali si "ritiene necessario un
atto giuridico dell´Unione ai fini dell´attuazione della
Costituzione". Una indicazione corretta, una soluzione ancora
troppo timida. Che, tuttavia, conferma la necessità di seguire questa
strada. E, allora, si aumenti eventualmente il numero di firme
necessario per presentare in Italia leggi d´iniziativa popolare. Ma si
preveda poi anche un obbligo del Parlamento di prenderle in
considerazione e un diritto dei promotori di far sentire la loro voce
nelle commissioni parlamentari. I promotori dei referendum sono stati
riconosciuti come "potere dello Stato", con il diritto di
seguire l´iter referendario davanti alla Corte di Cassazione ed alla
Corte costituzionale. Perché non rivitalizzare in questo modo il
rapporto tra i cittadini proponenti e un Parlamento divenuto esangue e
percepito come un luogo di parassitismo?
6) Vi è un altro venerabile strumento giuridico che meriterebbe nuova
fortuna. Si tratta dell´azione popolare, cioè del diritto del
cittadino di chiedere un intervento giudiziario a tutela di un interesse
generale anche in mancanza di un suo diretto, privato interesse. Non
invochiamo l´esperienza dei difensori civici, tutt´altro che positiva.
Ampliamo, invece, e rendiamo davvero efficace l´azione diretta dei
cittadini, prevedendo per essa anche "corsie preferenziali".
La pulizia amministrativa, la lotta alla corruzione e alla inefficienza
passano anche per questa via.
7) Ma, per agire, bisogna prima conoscere. E allora trasparenza,
trasparenza. Qui l´elettronica al servizio del cittadino ha un ruolo
fondamentale, permettendo un accesso, agevole, rapido, economico all´insieme
delle informazioni in mano pubblica. L´agenda politica, quindi,
dovrebbe considerare proprio l´eliminazione dei limiti che, in
contrasto con indicazioni europee, sono previsti dalla legge sull´accesso
ai documenti amministrativi; e insistere sulla necessità di strutture
tecnologiche adeguate. I comuni, tanto per cominciare, non investano in
elettronica soprattutto per la videosorveglianza. Ci penserà qualcuno?
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